Uso storico e attuale del suolo

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Per quanto riguarda l'uso agricolo del suolo, le prime testimonianze riguardano lo sfruttamento del paesaggio da parte degli insediamenti neolitici, ma solo a partire dall'epoca romana (II sec. a.C.), con l'introduzione di nuove varietà coltivate, l'avvento dell'attività estrattiva e lo sfruttamento delle risorse termali, il territorio manifestò in modo evidente i segni della presenza dell'uomo. Durante l'alto medioevo gran parte delle coltivazioni subirono un declino, riprendendo vigore solo attorno all'anno 1000. Nel 1100 fu realizzato il primo consorzio di bonifica. Il dominio della Repubblica di Venezia diede ulteriore impulso alle opere di bonifica e all'agricoltura di pianura e di collina. Al termine della dominazione veneziana riprende il fenomeno dell'abbandono dei coltivi che prosegue fino all'annessione al Regno d'Italia, epoca oltre la quale inizia una lenta ripresa economica. 

Nel secondo dopoguerra, l'uso del suolo è caratterizzato dall'esplosione dell'attività estrattiva. Contemporaneamente si assiste all'espansione del seminativo, a scapito delle colture arboree agrarie, dei prati e dei pascoli, fino allo sviluppo della viticoltura specializzata negli anni 1960-70. 

Nell'ultimo trentennio le colture agrarie hanno subito un progressivo declino, con un notevole aumento della destinazione insediativa e dell'incolto. La prima sopratutto nelle aree planiziali e pedecollinari, l'incolto nelle aree marginali, caratterizzate da difficoltà di accesso e coltivazione. Rappresentato da forme cespugliate di prati e pascoli, testimonia altresì della crisi della zootecnia collinare, oggi pressoché abbandonata, fatta eccezione per un unico gregge presente due volte l'anno nella zona sud dei Colli.

Il paesaggio agrario attuale è stato distinto in tredici tipi, distribuiti in quattro usi del suolo principali (viticoltura, seminativo, seminativo e vite, seminativo e prato, olivicoltura). Le colture più diffuse nei 15 comuni del Parco dei Colli Euganei sono rappresentate dai seminativi (13.070 ha), in particolare mais (7.529 ha) e soia (1.101 ha) (dati del Censimento Agricoltura 2000, elaborati da Agenda21 nel 2003).