Capo di Fiume - Calatafimi

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L’itinerario si diparte dal Km 8 della SS 188 A, in direzione nord-orientale, e si conclude nel centro urbano di Calatafimi Segesta. Il tragitto ripercorre una parte della vecchia linea ferroviaria a scartamento ridotto Salemi - Salemi Città - Calatafimi Città – Kaggera, progettata alla fine degli anni 20 del secolo scorso ma non aperta all’esercizio. Durante la passeggiata è possibile apprezzare alcune opere murarie costruite in quel periodo (ponti, gallerie e sottopassaggi), alcuni passamani oramai arrugginiti e taluni fabbricati di stazioni e caselli, in alcuni casi trasformati in strutture pubbliche o in abitazioni private.

Lungo il percorso sono presenti alcune specie tipiche dei bordi dei campi come il Tagliami (Ampelodesmos mauritanicus), localmente noto come “Disa”, la Ferula (Ferula communis), il Barboncino mediterraneo (Hyparrhenia hirta), l’Enula (Dittrichia viscosa), il Rovo (Rubus ulmifolius), lo Sparzio Villoso (Calicotome villosa) e la Cannuccia di Plinio (Arundo collina). Ma l’elemento che caratterizza maggiormente il paesaggio vegetale è il Sommacco Siciliano (Rhus coriaria) la cui abbondanza testimonia l’antica e diffusa coltivazione di questa specie nel territorio dove, in passato, veniva commercializzata per la concia delle pelli. Tra le rocce e sui muri è poi possibile ammirare la Bocca di Leone siciliana (Antirrhinum siculum), il Timo (Coridothymus capitatus), etc.

Tra le specie faunistiche presenti si annoverano il Cardellino (Carduelis carduelis), il Fanello (Linaria cannabina), la Cornacchia Grigia (Corvus cornix), il Gheppio (Falco tinnunculus) la Poiana (Buteo buteo), l’Occhiotto (Sylvia melanocephala), la Volpe (Vulpes vulpes), il Coniglio selvatico europeo (Oryctolagus cuniculus) e il Biacco (Hierophis viridiflavus).

Dopo aver percorso circa 900 metri si arriva nei pressi di un casello ferroviario abbandonato, da qui è possibile proseguire verso destra su un breve sentiero sterrato e in salita che conduce sulla Strada Provinciale 61, alla quale ci si immette girando a sinistra. Da qui si avanza verso Nord fino a raggiungere il bivio per l’ossario di Pianto Romano. In questo punto, guardando verso Est, si apre una grandiosa prospettiva sulla cittadina di Calatafimi Segesta e ancor prima sulla moderna cava di gesso in C.da Chiuse. Ad un centinaio di metri, in cima al colle di Pianto Romano, si erge l’omonimo monumento che ricorda i caduti della storica battaglia di Calatafimi del 1860, combattuta tra i garibaldini e le forze borboniche all’interno degli eventi che portarono all’unità nazionale. L’ossario, progettato nel 1885 da Ernesto Basile e inaugurato il 15 maggio del 1892, contiene alcune reliquie e cimeli garibaldini.

Dal monumento funebre, percorrendo un breve sentiero bordeggiato da Cipressi, si raggiunge un’ampia spianata aperta verso Sud, ovvero verso la verdeggiante vallata compresa tra Monte Calemici (548.5 m s.l.m), a sud-ovest, e Monte Bernardo (526.5 m s.l.m.) a nord-ovest. Ritornando sulla SP61 è possibile ritornare indietro, fino a raggiungere nuovamente il casello ferroviario, e continuare in direzione Nord.

Il percorso si articola tra i campi coltivati e presenta ai margini una tipica vegetazione di bordo strada che, anche se non ospita specie di particolare interesse naturalistico, riserva in primavera piacevoli scenari grazie alle variegate fioriture.

Tra le specie faunistiche presenti in questo tratto si annoverano il Cardellino (Carduelis carduelis), la Rondine (Hirundo rustica), lo Strillozzo (Emberiza calandra), il Fanello (Linaria cannabina), la Cornacchia Grigia (Corvus cornix), la Cinciallegra (Parus major), il Saltimpalo (Saxicola torquatus), la Poiana (Buteo buteo), il Gheppio (Falco tinnunculus), la Volpe (Vulpes vulpes), il Coniglio selvatico europeo (Oryctolagus cuniculus) e il Ramarro (Lacerta bilineata).

In contrada Canale si lascia la linea ferroviaria passando per la fontana omonima  e da qui, in salita, verso il centro di Calatafimi Segesta.  Entrando in città si passa accanto ai ruderi delle antiche mura medievali e dal quartiere Borgo. All’interno del circuito urbano, su una collina dalle pendici piuttosto scoscese, ad est del fiume Calemici, si erge il Castello Eufemio, dal quale la città prende il nome (Qal’at Fîmî, il castello di Eufemio). Calatafimi, che nella geografia di Edrisi compare già dotato di un rabad (sobborgo), è nel 1239 castello imperiale, ma non è noto se in precedenza sia stata castello reale o se sia stata infeudata. Gli scavi condotti nel corso del 1994 nell’area del Castello Eufemio hanno riguardato solo le trasformazioni più recenti (post-medievali); tra i materiali residui sono tuttavia emersi materiali ceramici dei secoli XI-XIII, che confermano una frequentazione dell’area in quel periodo. Tra gli edifici religiosi si distingue la chiesa del SS. Crocifisso del XVIII secolo e la chiesa Madrice dedicata a S. Silvetro Papa risalente al XV secolo. Un museo etno-antropologico comunale raccoglie una  grande varietà di reperti della civiltà contadina, pastorale ed artigianale di questo territorio. Passeggiando per il centro è possibile osservare una serie di piccoli cortili, scalinate e vari archi in pietra che caratterizzano questo nucleo cittadino.

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