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MEMOLA statement on current refugee and migrant crisis in Sicily

As the world’s media focusses on Sicily and the unfolding human tragedy that is the migrants and refugee crisis, a group of academics have gathered together in Sicily under the auspices of the EU FP7 MEMOLA project. The project seeks to understand the historical processes of cultural change that occurred a millennium ago yet have left a very tangible legacy in the form of landscape, language, people and culture that contributes to our sense of Europeaness.

The project is historical in its focus but with a strong commitment to public engagement. The academics from across Europe (Spain, Britain, Ireland, Albania, and Italy) are conscious that the historical processes that they investigate have human mobility at their centre and it is such processes that have shaped Europe into the tolerant and diverse continent that is its today. From this perspective it is timely to remind ourselves that the migratory events that are unfolding at the moment are part of long established and episodic set of processes that should be considered normal yet nonetheless perilous and dreadful in human terms.

As an academic group we recognise the ethical basis of our work and seek to draw attention to the bi-directional connections across time that have served to enrich and diversify Europe. The events of recent days have shocked and stunned many European citizens with some considering them extraordinary events with grave implications for the economy and culture of Europe. Our historical studies should therefore serve to normalise migratory events while reminding us of our rich and diverse heritage. The horrors that unfold kilometres away from where we meet to discuss distant events draw our attention to the dire human experiences that comprise more abstract historical processes. Our work should therefore caution against concerns that promote an isolationist view of Europe and instead they can help us to recognise the historical precedents for this week’s event while reminding us of the human character of those involved, something that history too often forgets.

MEMOLA candidato a los premios ONU-Agua a las mejores prácticas

La labor del proyecto MEMOLA en Cáñar se ha merecido ser candidata a los premios de la ONU-agua a las mejores prácticas "El agua, fuente de vida 2005-2015", a propuesta de la Fundación Cultura de Paz, dirigida por Federico Mayor Zaragoza.

 

 

MEMOLA as an example of social sciences and humanities research by the European Commission Research

The goals and impact of the rehabilitation of the traditional irrigation system of Barjas was captured in a documentary, highlighted by the European Commission Research and Innovation area, as an example of social sciences and humanities research with a high societal impact.

Mulini idraulici nei Colli Euganei (AGGIORNATO)

Nelle prossime settimane, il team dell'Università di Padova ha previsto il riconoscimento di tutte le strutture appartenenti a mulini ad acqua conservati nella zona dei Colli Euganei.

Alcune di queste strutture sono state costruite nel XIII secolo quando, tra il 1189 e il 1201 venne realizzato il canale di Battaglia che consentiva di raggiungere Monselice ed Este, e, per mezzo del ripristinato canale Cagnola-Pontelongo, anche la laguna de Venezia nei pressi di Chioggia. Attraverso i corsi d'acqua si trasportavano a Padova e a Venezia i prodotti agricoli, cereali in particolare, e la trachite dei Colli Euganei, che veniva caricata nel porto di Lispida, ai piedi del Colle Monticello.

La forza idraulica era sfruttata per azionare i mulini distribuite lungo questi canali, che servivano in particolare per macinare le granaglie, per azionare magli e seghe, nella produzione delle stoffe e, come a Battaglia, della carta. Quasi tutte le strutture che si vedono oggi risalgono al XVIII secolo, fatte dopo le opere di regolazione idraulica che hanno sostituito i mulini in legno del XIII secolo.

Tuttavia, la nostra indagine si propone di documentare le strutture e il funzionamento di tutti i mulini ad acqua noti nei Colli Euganei. Faremo un’analisi stratigrafica degli edifici ancora in piedi, per impostare le diverse tipologie edilizie nei differenti momenti.

Aggiornamento: 

Tra settembre e novembre 2014 sono proseguite le analisi dei dati editi e il riconoscimento sul terreno delle strutture appartenenti ai mulini ad acqua conservati nella zona dei Colli Euganei. Abbiamo analizzato questi mulini da una prospettiva macro, posizione nel paesaggio, e dal punto di vista micro, caratteristiche architettoniche delle fabbriche, funzionamento e tipo di proprietari. Per fare ciò, sono stati georeferenziati su GIS tutti i mulini documentati fino ad ora, che per la zona collinare sono circa venticinque opifici.

Una volta posizionati sul terreno, all'interno del database predisposto per le attività produttive, abbiamo raccolto tutti i dati disponibili per ogni stabilimento.

I mulini dei Colli si differenziano da tutti quelli di pianura per l'impiego di una ruota a cassette anziché a pale. Quelli a pale sfruttavano la spinta idraulica generata sulle pale, mentre la ruota dei Colli, dal diametro medio di quattro metri, girava per il peso dell'acqua accumulato nelle cassette o coppe. Da qui la denominazione di mulino a coppedello, con un limitato utilizzo perché dipendeva sopratutto delle acque piovane. L'unica eccezione la troviamo ad Abano Terme, dove il mulino della Fontega sfruttava l'acqua della sorgente calda risalita nel Colle Montirone.

La loro distribuzione sul territorio collinare risulta condizionata dalla disponibilità idrica. È per questo che lungo il versante orientale troviamo solo una picola rappresentazione di mulini, mentre sul versante occidentale vediamo una fitta sequenza di ruote a coppedello.

Strutture idrauliche nelle vicinanze dei Colli Euganei

Questa settimana vi mostriamo il borgo medioevale di Pontemanco, dove la famiglia dai Carraresi ha costruito nel XIV secolo due mulini nei pressi del canale Biancolino. Sotto il dominio veneziano i due opifici arrivarono ad avere 12 ruote, con una produzione che è terminata solo dopo la Seconda Guerra mondiale. Oggi nella località è stato restaurato uno dei mulini, per ospitare un museo con attrezzature e oggetti collegati alla macinazione.

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