Paesaggio archeologico

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Da alcuni anni l’Università di Granada conduce dei progetti archeologici nell’area dei cosiddetti Monti di Trapani in coordinamento con la Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali della stessa provincia. I risultati di questi studi rappresentano oggi dei punti di partenza per il progetto di ricerca MEMOLA, che ha ampliato sia l’area di studio che la connotazione territoriale.

I Monti di Trapani presentano una lunga occupazione umana, sin dall’epoca preistorica, e per questo l’area è da diversi anni oggetto di studi internazionali (Università come quella di Siena, con il professor F. Cambi; Pisa, con i professori C. Ampolo e  M. C. Parra; Northern Illinois, con il suo direttore M. Kolb; Palermo, diretta da O. Belvedere e la stessa Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali di Trapani).

Nel nostro caso, gli obiettivi del progetto MEMOLA includono uno studio dall’epoca tardoantica a quella attuale, provando a capire come le comunità umane hanno utilizzato le risorse naturali per la propria sussistenza.

La presenza romana nell’isola portò alla creazione di un paesaggio dove i campi venivano coltivati a cereali, vite e olivo. La trasformazione del paesaggio durante l’occupazione islamica si ritrova nelle varie fonti antiche. Idrisi menziona, ad esempio, l’esistenza di orti e sistemi di irrigazione mediante canali nella zona di Palermo (Conca d’Oro).

Tuttavia non sono rimasti resti visibili di queste nuove tecniche di sfruttamento dei suoli e delle relative risorse. Molti di questi dati, tuttora visibili, sono stati ignorati dalla storiografia tradizionale e dai vari studiosi. Con le ricerche degli ultimi anni sono stati registrati elementi che indicano come, durante l’occupazione islamica, tali trasformazioni dovettero estendersi per buona parte dell’isola.

Durante le campagne archeologiche degli anni passati si è potuto osservare una stretta relazione tra la localizzazione dei giacimenti e le fonti d’acqua. Questo potrebbe giustificarsi se pensiamo ad una agricoltura irrigata, praticata dalla popolazione islamica che popolò questa zona tra il IX e il XII secolo.

Un’agricoltura con metodi d’irrigazione intensiva è ampiamente documentata nelle fonti scritte, però nella storia dell’archeologia islamica in Sicilia non è stata mai identificata sul campo, nè tantomeno uno spazio di produzione, ovvero un sistema idraulico. Questo è dovuto alla profonda trasformazione del paesaggio isolano che può essere letto solo se si possiede un profondo conoscimento dei processi di formazione del paesaggio, dell’agricoltura irrigua, nonchè di specifiche metodologie di investigazione. L’esistenza di un possibile granaio fortificato (strutture simili identificate come granai si localizzano nel Nord del Marocco o nel Sud-Est della Penisola Iberica), così come l’abbondanza di toponimi di origine araba in tutta la zona di studio, può portare a conclusioni importanti lungo il progetto.

A partire dalla conquista normanna avviene un cambiamento nella tipologia dell’insediamento e nell’utilizzo delle risorse, che diventeranno ancora più evidenti dopo la rivolta musulmana e l’espulsione della popolazione verso la metà del XIII secolo. A partire da quel momento le modifiche si sono succedute nel tempo e ad oggi è visibile una pesante deforestazione in tutta l’isola, insieme alle forti pressioni urbanistiche degli ultimi anni che rendono urgente il finanziamento di uno studio per stabilire le strategie da adottare per un più corretto uso delle risorse.