Monte Venda

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Quando l’unica fonte di riscaldamento era la legna, il mestiere del carbonaio era comunissimo in montagna e in collina. La trasformazione di legname in carbone dolce o carbonella consentiva di incrementare il rendimento calorico del combustibile e al tempo stesso di ridurne notevolmente il peso, con evidenti vantaggi per il trasporto e lo stoccaggio. Nel territorio Euganeo questa tipica attività dell’economia montana, venne praticata fin dai tempi antichi.  L’attività comunque continuò fino ai primi anni del ‘900, lasciando un numero imprecisato di piazzole per carbonaie, da noi dette Carbonìli, sui fianchi dei maggiori rilievi Euganei.

Nel caso del Venda si possono ancora osservare una trentina di queste nicchie, alcune delle quali, sotto il sottile strato vegetale, conservano l’inconfondibile terriccio nero residuo delle passate combustioni. Molte hanno mantenuto nomi suggestivi, come: Carbonaìe dèe Piane, C. dei Sassèi, C. dea Meò’a, C. dèe Sguassaròe, C. del Menaùro, C. del Sassolungo, etc.

Inoltre nella sella che separa il M. Venda dal M. Vendevolo esiste un bosco di castagni ed alcuni "maronari" storici di enormi dimensioni.